Gli stipendi? Li paghino i partiti

Prima delle elezioni, come all'inizio del nuovo anno, si moltiplicano i buoni propositi dei politici.
Ogni tanto fa capolino, tra gli altri, anche il tema degli stipendi e dei privilegi, salvo
poi rientrare ad elezioni avvenute (e a poltrone conquistate).
E' un bene che Richetti si accorga che il vitalizio dei consiglieri regionali è un abuso,
quando gli elettori in genere devono lavorare 30 o 40 anni per avere una pensione,
tra l'altro solitamente abbastanza misera.
Ed è un bene che si proponga la riduzione degli stipendi, soprattutto in tempi
di crisi come questi.
Personalmente non so con quale coraggio si possano accettare 7000€ di stipendio (più
i vari benefit), quando milioni di italiani sono in cassa integrazione o disoccupati.
Non è questione di meritocrazia, perchè è difficile misurare l'operato di un politico,
e perchè non c'è un vero "mercato del lavoro" nella politica.
I voti degli elettori non bastano, perchè spesso c'è una grande mancanza di trasparenza
che non consente di giudicare l'operato del singolo (a questo potrebbe servire
l'anagrafe degli eletti, che mostri online come vota e cosa propone ogni consigliere).
Valutare le vittorie e le sconfitte, in politica, non è facile come nello sport, caro Bertoli.
Noi del MoVimento a 5 Stelle ci siamo posti questo problema, e sicuramente
i nostri eletti percepiranno solo una piccola parte del lauto stipendio da consigliere
(il resto andrà al MoVimento o in beneficenza).
Stiamo discutendo sulle modalità e sulle quantità, ma una delle proposte più
gettonate potrebbe essere adottata anche dalle altre forze politiche:
gli stipendi dei consiglieri li decidano i partiti, attingendo ai cospicui finanziamenti
che già ricevono come rimborso elettorale o per i gruppi consigliari.
Sarebbero così le forze politiche a poter fare meritocrazia, premiando
chi porta meglio avanti il loro programma e penalizzando gli assenteisti o i fannulloni.
Ci sarebbe così un incentivo a limitare gli stipendi, che invece attualmente
non possono che lievitare, visto che spesso i politici trovano accordi bipartisan
soprattutto nella spartizione del denaro pubblico.
Sui vitalizi, c'è poco da dire, vanno eliminati: per i politici devono valere le
stesse regole che valgono per tutti i cittadini.